Avete presente l’indimenticabile formula risolutiva delle equazioni di secondo grado?
Si, proprio quella con il delta e il più o meno.

Sapete che esiste una formula risolutiva anche per le equazioni di terzo grado?
Non la riporteremo qui perché potete tranquillamente trovarla su internet, ma vi raccontiamo una storia decisamente bizzarra riguardo a come sia stata scoperta.

Scipione del Ferro, un matematico bolognese, fu il primo a trovare una soluzione che non comprendeva i numeri complessi, ma al tempo non si usava condividere le proprie scoperte matematiche, anzi, venivano tenute volontariamente nascoste per poter vincere contro i propri avversari nelle “sfide matematiche”.

Tartaglia, il cui vero nome era Niccolò Fontana, ma dal momento che era balbuziente gli è stato affibbiato il soprannome di Tartaglia, si interessò al lavoro segreto di Scipione del Ferro, e giunse anche lui ad una sua formula, più ampia di quella di Scipione.

Anche lui, però, desiderava mantenerla segreta. Quindi decise di “svelarla” sotto forma di poesia.
Ebbene si, esiste una poesia per la risoluzione delle equazioni di terzo grado e ve la riportiamo qui sotto.

Quando chel cubo con le cose appresso
Se agguaglia à qualche numero discreto
Trouan dui altri differenti in esso.

Dapoi terrai questo per consueto
Che’llor produtto sempre sia eguale
Al terzo cubo delle cose neto,

El residuo poi suo generale
Delli lor lati cubi ben sottratti
Varra la tua cosa principale.

In el secondo de cotesti atti
Quando che’l cubo restasse lui solo
Tu osseruarai quest’altri contratti,

Del numer farai due tal part’à uolo
Che l’una in l’altra si produca schietto
El terzo cubo delle cose in stolo

Delle qual poi, per commun precetto
Torrai li lati cubi insieme gionti
Et cotal somma sara il tuo concetto.

El terzo poi de questi nostri conti
Se solue col secondo se ben guardi
Che per natura son quasi congionti.

Questi trouai, & non con paßi tardi
Nel mille cinquecentè, quatro e trenta
Con fondamenti ben sald’è gagliardi

Nella citta dal mar’intorno centa.

Usando questa poesia come indovinello, Tartaglia, si divertiva a battere tutti i suoi avversari nelle sfide matematiche, finchè Cardano, un altro noto matematico e medico del tempo, riuscì a svelare l’arcano.

Cardano pensava che questa equazione fosse una grande scoperta per la comunità matematica, quindi pregò Tartaglia di pubblicarla, ma lui non glielo permise.

Cardano scelse alla fine di pubblicarla ugualmente, dando il merito a Tartaglia, ma tirandosi addosso l’ira di quest’ultimo.
Dopo altre sfide di vendetta matematica, alla fine Cardano ne uscì vincitore.

Quindi dobbiamo ringraziare Tartaglia e Cardano se al giorno d’oggi possiamo utilizzare una formula per poter risolvere le equazioni di terzo grado.
Per evitare che pensiate che Cardano fosse del tutto normale, sappiate che ha avvelenato la moglie ed è finito in prigione per aver calcolato l’oroscopo di Gesù Cristo.

Matematica e normalità non sono mai andate d’accordo. Si deve essere un po’ pazzi per poter divertirsi in questa disciplina.
E i nostri Tutor lo sono 🙂

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